sabato 29 ottobre 2011

trionfali risultati della riforma della giustizia (titolo ironico e amaro): il caso Marlane

Viene rinviato un processo, niente di strano, la giustizia in Italia ha tempi incredibile per un paese sviluppato, ma la tragedia non è questa, o non solo questa.
Il processo è quello alla Marlane di Praja a Mare (CS) del gruppo Marzotto, ci sono 50 morti di mezzo, i suoi operai, vittime (secondo i loro familiari) delle sostanze utilizzate nello stabilimento.
Cinquanta, un numero enorme, classificabile come strage, morti di tumore, col loro carico di dolore che ha segnato per sempre le loro famiglie.
Ma dov'è che questa tragedia dà il segno del disastro nel quale viviamo?
L'ennesimo rinvio potrebbe portare alla prescrizione, non solo nessun colpevole, ma sopratutto nessuna verità.
Quando ho visto in tv al tg3 della Calabria il servizio sulla vicenda ho avuto un soprassalto, il motivo dell'ennesimo rinvio è un difetto di "notifica". 
Si dirà, non è colpa di nessuno, purtroppo non è vero. In questo periodo il governo in carica dichiara di avere le riforme decisive per il settore giustizia, purtroppo in mezzo a valanghe di provvedimenti discutibili (dalla legge sulle intercetazioni, al processo breve per finire al processo lungo) resiste un "può" che è decisivo per la morte dei processi, tra cui quello Marlane.
Le notifica "può" essere effettuata tramite posta certificata ai legali delle parti, ma non esiste l'obbligo, quindi raccomandate, messi giudiziari, auto delle forze dell'ordine senza benzina ed il gioco è fatto.
Manca la notifica ad un legale della difesa ed il processo si rinvia.
I difensori fanno il loro mestiere, e senza notifica non si presentano.
Come ha segnalato recentemente il giudice Gratteri, basterebbe sostituire il "Può" con un "DEVE" e avremmo le notifiche ai legali in tempo reale, meno carta, processi salvi, forze dell'ordine al lavoro e non in giro a consegnare lettere.
Riforma a costo zero, anzi, genererebbe un risparmio considerevole, oltre a velcizzare i processi, 5 minuti di lavore parlamentare, ma non si fà.

La reazione delle parti civili diventa rabbia, contro il giudice di turno che non può far altro che applicare la legge ed il corto circuito diventa completo. La gente si scaglia contro la giustizia che non funziona, che nel frattempo riceve meno fondi per far fronte all'enorme mole di lavoro, il tutto mentre il parlamento si occupa d'altro, ed il governo si schernisce contro le forze che ostacolano le riforme, quelle "vere", mica togliere un PUO'.

L'obiettivo è chiaro, più prescrizione per tutti, almeno finchè sopravvivono alcuni processi, e pazienza per chi dopo aver perso tutto si vede negato il diritto alla verità.

Abbiano almeno la decenza di non sbandierare le riforme della giustizia come un successo di questo governo, almeno non davanti ai morti della Marlane.

Per chi vuole avere ulteriori elementi:

http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/10/11/calabria-rinviato-il-processo-marlane-la-fabbrica-dei-veleni/





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