martedì 6 maggio 2014

Il rapporto Nord-Sud e la Lega dei No Euro

Salvatore Perri

Premetto che da quando ho aperto il mio blog, l'ho fatto per cercare di contribuire all'interpretazione della realtà economica quotidiana attingendo al mio bagaglio di studi pregressi (che è quello facevo quando avevo l'opportunità di insegnare). Ho cercato di limitare al minimo gli interventi di carattere particolare, oppure prese di posizioni politiche su temi locali, perchè esiste il rischio che le mie considerazioni siano classificabili "per partito preso" e non sulla base del loro contenuto specifico.

Tuttavia quando ho sentito Salvini dire che vuole "liberare il Sud", io, da persona genuinamente ed orgogliosamente meridionale, che ha studiato la storia economica italiana, che ha dovuto vivere all'estero nel periodo più fulgido dei governi leghisti, discendente diretto di un Cavaliere di Vittorio Veneto (che l'Italia l'ha dovuta liberare veramente) ho avuto un moto di ribellione incontrollabile perchè quando è troppo è troppo.

Non aspiro ad insegnare la storia a chi non è interessato a conoscerla, ma almeno quattro fatti stilizzati in croce per Salvini potrebbero esser utili, anche se dubito che possano stare su una felpa.

Nel rapporto economico fra Nord e Sud, dal dopoguerra in poi, è prevalso un rapporto di tipo dualistico che ha legato il destino del Sud a quello del Nord, tramite lo stato centrale, in una modalità che molti Economisti migliori di me hanno definito "Funzionale".

In una prima fase, si è deciso di investire pesantemente sulla ripresa produttiva delle aziende del Nord-Ovest, perchè più vicine ai mercati europei di esportazione e di importazione di materie prime. Il Sud era già deindustrializzato dai tempi dell'unificazione e tale scelta era stata consolidata dai governi unitari e dal fascismo.

Il Sud contribuiva con un massiccio flusso migratorio di lavoratori a basso costo, che si trasferivano con le intere famiglie a fornire la carne da cannone per l'impetuoso sviluppo delle fabbriche settentrionali provocando per converso il fenomeno del "degrado demografico" del Sud dato che le forze più vitali e dinamiche emigravano. Questo meccanismo entra in crisi perchè le città settentrionali non sono in grado, ad un certo punto, di sopportare i massicci flussi di immigrazione. Lo stato centrale interviene quindi con investimenti "a perdere" nel Sud (i famosi 10.000 forestali Calabresi su cui sono state fatte campagne elettorali da Bossi, opere pubbliche di dubbia utilità, fino ad arrivare ai tentativi industriali su settori decotti degli anni '70).

Deve essere chiaro che nessun politico sano di mente pensava che il Sud potesse svilupparsi in quel modo, il sistema nel suo complesso stava in piedi perchè le aziende del Nord avevano manodopera maschile illimitata dal Sud, mentre le famiglie e coloro che non potevano emigrare venivano stipendiati passivamente al semplice scopo di non emigrare. Il cicrcolo si chiudeva con il rientro dei flussi monetari verso Nord perchè lo sviluppo dei consumi portava i meridionali a comprare proprio quei prodotti industriali del settentrione. Il Sud ha quindi fornito manodopera ed ha rappresentato un "mercato protetto" per le merci settentrionali.

A peggiorare la situazione, il fatto che le risorse erogate verso Sud sono state sempre "mediate" dalla politica. I politicanti locali, in aggiunta ad alcuni settori sindacali, hanno sempre gestito le risorse a fini di consenso, garantendosi rendite di posizione che durano ancora oggi.

Questo meccanismo che aveva una sua logica interna entra in crisi quando, a metà degli anni '80, le imprese del Nord Ovest cominciano a ristrutturarsi e necessitano di meno manodopera, mentre l'apertura dei mercati internazionali consente ai consumatori del Sud di comprare merci d'importazione, rompendo il legame diretto dei flussi monetari da Sud a Nord.

A questo punto l'elettore medio del Nord comincia a chiedersi perchè finanziare lo stato centrale, ed il Sud, nasce la Lega che và al governo anche sulla base di interpretazioni farlocche di dati, smentite ampliamente nel libro di G. Viesti "Mezzogiorno a Tradimento".

Cosa fà la Lega una volta al governo? Perpetra lo stesso identico meccanismo clientelare che ha trovato. Si fanno 2 coalizioni (Polo delle Libertà al Nord, del Buongoverno al Sud) e si vincono le elezioni, promettendo più industria al Nord e più trasferimenti ai notabili del Sud. Non sono stati affrontati i temi dell'organizzazione della spesa, della corruzzione sistemica, della lotta alla criminalità economica, degli enormi privilegi di cui godono le varie corporazioni che paralizzano l'economia meridionale.

E pensare che qualche ministero la Lega lo ebbe. Ad esempio, negli ultimi governi, il ministero della "Semplificazione Normativa" avrebbe potuto favorire la trasparenza negli atti pubblici, che al Sud serve più del pane. Il ministero delle "Riforme" che avrebbe potuto frenare l'elefantiasi dei consigli regionali meridionali, fonte inesauribile di sperperi e sprechi. Per non parlare del ministro dell'Economia, che così bravo ad effettuare i tagli lineari (che puniscono quelli efficienti e premiano i cialtroni) che è stato addirittura ricandidato dalla Lega alle ultime elezioni.

Bene, anzichè "liberare il Sud", Salvini potrebbe creare un gruppo di autocoscienza, con Umberto Bossi (tutti i figli, e pure la moglie prepensionata del pubblico impiego), Calderoli, Maroni, Belsito, Tremonti, Milanese, Rosy Mauro ed il fidanzato con la laurea. Potrebbero chiudersi in una stanza e riflettere sul contributo che hanno dato alla risoluzione dei problemi quando ne hanno avuto la possibilità.

E' inutile cercare un nemico invisibile, l'Euro, per rifarsi una verginità postuma, altrimenti faranno la figura di quelli che venivano chiamati "i meridionalisti piagnoni" sempre pronti a dare la colpa al Nord per il loro sottosviluppo. Saranno i "leghisti piagnoni" che daranno la colpa alla Germania per coprire l'evidenza di quello che non sono stati in grado di fare.




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